IL PRIMO VOLO SOLO
Bari Palese, 11 settembre 2012
A un certo punto, Giovanni MASI il mio grande istruttore di volo, seduto affianco a me, chiama la torre: ”Bari Torre, IIAGE a Lima 1, sto lasciando l’aeromobile perché il mio allievo deve fare il volo solista”. In quel momento tra me e me ho pensato: e chi è questo allievo? Ci ho messo un istante a capire che ero io e in quello stesso istante Giovanni si stacca le cuffie, apre la portiera e fa per scendere. Io gli dico che forse non lo sapevo fare e lui: “Io so che cosa sai fare. Divertiti Donghi!”
Chiuso nell’abitacolo, io, le mie cuffie e un respiro sostenuto. E basta. Solo.
Chiama la torre: “IIAGE rulli per LIMA TANGO FOXTROT”.
Ho capito che dovevo. Tolgo il parking brake e via verso come da sentiero indicato; infondo ero ancora su qualcosa che somigliava ad un’automobile.
Rullo fino al “punto attesa”: solo stamattina ho veramente capito il significato di quel punto! Un concentrato di attesa, desideri, sogni, paure, incertezze. A un certo momento ho pure pensato di tornare indietro. Un po’ di fiato, quello che mi restava per dire alla torre “Pronto per la partenza”, ma sapevo che non era affatto vero!
La voce della torre inesorabile: “Allineamento e attesa”
Vado fino a quando davanti ai miei occhi compare, in tutta la sua lunghezza, la pista 07. Io e la pista e tre gomme pronte a lasciare il suolo. Mille pensieri una sola voce: AUTORIZZATO AL DECOLLO. Guardo al sedile di destra: il vuoto. Oggi Giovanni non c’è.
Il segno della croce. La preghiera.
In quel momento ho spento il cervello e ho acceso il trasponder, quello del cuore. Perché ci sono cose nella vita che il cervello insiste che non devi fare e ti tiene i pedali dei freni ancorati a terra. Solo la potenza del cuore, che comincia a battere con un ritmo più veloce dei pistoni del motore, ti spinge a mettere manetta a TUTTA CANNA, full power, e trasforma il terreno in cielo, un sogno in realtà. Velocità, pista che si dissolve, 65 nodi, rotazione. Tiro e vado su, le gomme staccano dal suolo. In quell’attimo sei in aria, non hai più terra sotto i tuoi piedi, non puoi più tornare indietro. Davanti a te il cielo. Sole, solo.
Solo come poche volte sei rimasto nella vita. Ora tutto dipende da te, ogni decisione, ogni errore, tutto. Sei solo. Ti fidi solo di qualcuno che ti ha detto: “vai avanti ce la puoi fare”, che fosse stato per te staresti ancora a guardare aerei a bordo pista, spettatore non protagonista dei sogni. E’ lì che ti accorgi di avere forze ed energie che mai avresti pensato di avere. E’ lì che ti meravigli di te stesso. E’ lì che ti scopri diverso e vivi una delle esperienze più belle: ti meravigli di te. Quante cose belle abbiamo dentro e non sappiamo di averle! Quanti doni e risorse che restano sigillate negli scantinati della nostra vita. Quante ricchezze abbandonate nei sotterranei delle nostre storie. A volte camminiamo come straccioni che hanno in tasca milioni di euro: ci fermiamo di fronte alle vetrine dei negozi dell’esistenza e passiamo oltre pensando, con tristezza, di non avere possibilità di acquistare. Andiamo via delusi e amareggiati di noi stessi, solo perché non abbiamo mai infilato le mani nelle nostre tasche. Se solo sapessimo quanto siamo ricchi ci meraviglieremmo ogni giorno di noi stessi.
L’emozione è tanta, ma la forza del volo è più che un’emozione.
E tu puoi volare soltanto se la spinta della passione supera il peso della paura che tende a portarti giù.
Nessuno può volare se ha paura di morire.
Nessuno può amare se ha paura di volare.
E poi di nuovo la pista. Autorizzato all’atterraggio. Stai per lasciare il cielo. Stai per ritornare in sicurezza. Sei felice, ce l’hai quasi fatta. Ma quando le gomme toccano a terra si innesca un meccanismo strano: la nostalgia del cielo. Assurdo! Perché una vita bella non è sempre una vita ancorata alle certezze della quotidianità, ma quella che rischia di prendere il volo e di guardare oltre le miopi sicurezze del terreno.
“Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un’ala soltanto. L’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con Te. Perché vivere non è “trascinare la vita”, non è “strappare la vita”, non è “rosicchiare la vita”. Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.” (Don Tonino BELLO)
Al parcheggio c’è Giovanni e gli amici dell’Aeroclub di Bari cui devo davvero tanto. Un abbraccio che dice tutto.
Perché un volo solo, non è solo un volo.
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