Airborn
07 agosto 2014 esame per la licenza di volo
Airborn
Una delle parole che mi piace di più nel linguaggio della comunicazione aeronautica, per la sua commistione tra tenero e tecnico, è AIRBORN, letteralmente “nato all’aria”. Te lo dice il controllore di volo qualche attimo dopo che hai staccato il carrello da terra, per informarti sull’orario preciso del decollo.
Ogni nascita, in fondo, è una nascita all’aria. Quando eravamo nel grembo della nostra mamma le nostre vie aeree erano chiuse. Il parto poi diventa l’esperienza drammatica del primo respiro. E di li tutti gli altri a seguire per tutta la vita. Dal momento della nascita, siamo tutti aerei. E questa identità ce l’abbiamo scolpita nel nostro patrimonio genetico. Ogni istante, ogni respiro è un airborn, aria che ci mantiene in vita. Ecco perché penso che ogni uomo, in ogni istante, oltre a inspirare è ispirato dall’aria che entra attraversando le sue narici. L’uomo cerca l’aria. La ricerca ossessivamente perché è la sua vita. Certo l’uomo non è un contatore di respiri, non è uno che si accorge di questa attività essenziale eppure così silenziosa, vitale eppure così latente. Nel silenzio di un respiro, l’aria ci attrae.
Così è stato per me fin da piccolo, fin da quando chi quel respiro me lo ha regalato, mio padre, mi portava sul lungomare di Bari a vedere le evoluzioni della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Pochi minuti, in cui l’aria diventava più densa di colori, di ritmi, di rumori, di velocità, di energia, forza. Il naso all’insù rimaneva per giorni in quella stessa posizione e ogni corsa a piedi diventava una corsa di decollo, come ogni manico di ombrello funzionava perfettamente da cloche, tra l’altro molto flybywire!
Questi sospiri si concretizzarono col tempo e si alimentarono con la passione di un caro amico di famiglia pilota, poi tragicamente scomparso in un incidente aereo, Ciccio SARCINELLA. Un uomo dalla semplicità austera, né una parola di più né una di meno. Precisissimo, a limite di ogni check list. Un pilota pilota. Viveva di aria. Voleva volare su qualunque cosa. E così ha fatto, fino all’ultimo decollo. Lo porto sempre nel cuore.
Tutto questo non mi ha mai abbandonato, è rimasto sempre mescolato al mio ossigeno.
Fino a che, qualche anno fa, ho avuto il piacere immenso di conoscere, a Polignano a Mare dove sono parroco, il Dottor Antonio LATTARULO, direttore Enac degli aeroporti di Bari e Brindisi. Ancora ricordo il luogo: piazza Garibaldi di fronte al bar di Martino e Pietro. Una persona che dire eccezionale è poco e che da subito mi ha preso a cuore con tanto affetto. “Dottore prima che diventi troppo vecchio vorrei realizzare un sogno”. Il giorno dopo mi porta un post-it giallo con su scritto il numero di telefonino di un istruttore di volo dell’Aeroclub di Bari, un certo Giovanni Masi.
6 agosto 2011 il primo volo con lui, della serie “vediamo com’è” … Volo di ambientamento. Mai furono così vere le parole di Leonardo da Vinci:
“Quando hai assaporato cosa significa volare, da quel giorno camminerai sulla terra con gli occhi rivolti verso il cielo, quel luogo dove sei stato, e in quel luogo cercherai sempre di tornare”.
Chi mi spronava a fare bene il parroco e a continuare nello stesso tempo a credere in questo sogno era il Generale dell’Aeronautica in pensione Mimmo CHIRICO, questo omone simpaticissimo che per l’amicizia e l’affetto nei miei confronti, ha fatto di tutto per me. Tra tutte le sue parole raccolgo di lui un insegnamento grande: ”Quando dai una parola a qualcuno la devi mantenere sempre. Anche se questa parola l’hai data a te stesso! Tempo ci vorrà, ma la dovrai realizzare!”. Un uomo ricco di cuore e duro di intenzioni.
Aspettai l’inizio del nuovo corso PPL, mi iscrissi. Quanto è stato bello! Chi dimenticherà mai le lezioni del caro Zio Vito, nonché l’esperienza, la competenza, il saggio equilibrio del Comandante Elicotterista della Polizia di Stato, Giuseppe De Michele.
Tutto questo sempre accompagnato dal mio grande amico Roberto Madaro. Quante volte mi ha incoraggiato, stimolato fatto riflettere su tutto quello che va oltre il semplice volare. Quanto ho raccolto dalla sua passione, dal suo amore per il volo e per la Pattuglia. Ogni mia tappa è segnata da una sua sorpresa esclusiva. Per non parlare di quante volte durante il corso mi ha ospitato in casa sua e della cara Francesca: quanto ha cucinato per me! Se ci penso sento ancora l’odore dei suoi dolci… Senza la loro casa io non c’è l’avrei mai fatta!!!
Esami scritti fatti. Si comincia a volare. Dietro la rete c’è un ragazzo sveglio e attento, non è un manutentore, perché lui non lavora con le mani solamente. Si chiama Patrizio CARRASSI. Che bravo che è. Quando voli da solo la tua tranquillità non è soltanto nella tua esperienza accumulata, ma nella certezza che, nel silenzio del suo hangar, lontano dai riflettori accecanti, con tanta pazienza e umiltà, il cuore, in quel motore da 160 hp, ce l’ha messo lui.
11 settembre 2012, Giovanni al Lima 1, esce dall’aeroplano, mi chiude lo sportello e mi dice: “Divertiti caro”. Era il mio primo volo solo. MAI DIMENTICHERÒ quel giorno… Uno dei pochi in cui non ho respirato per l’apnea della potenza delle emozioni! Cioè avevo volato solo. Io! Mai lo avrei immaginato.
Però la realtà è la realtà. E ogni tanto è bene, anche se fa male, tornare con i piedi per terra. Non avendo la possibilità economica di continuare lascio l’Aeroclub.
Dopo 6 mesi circa, il Presidente Roberto Rea mi chiama nel suo studio. Vado.
“Caro don Gaetano, voglio comunicarti che tutti gli istruttori vogliono adottarti. Io e il consiglio direttivo siamo felici di dirti che puoi continuare a volare”. Non so quante volte ringraziare il Presidente. Mi ha preso a cuore dal primo istante, ha seguito passo passo il mio cammino, con una disponibilità indecifrabile. Dirgli grazie è poco per quello che ha fatto per me! Per la gioia non stavo in piedi. Volavo.
Ricominciamo con Giovanni, non un semplice istruttore, ma un vero, grandissimo maestro di vita per me. Mi ha sempre detto: “quello che sei a terra, sei in volo”. Lui mi ha svelato uno dei misteri più grandi: mi ha insegnato a stare a terra per bene e a credere nelle mie possibilità. Quante volte gli ho detto: “Giovà non lo so fare!”; quante volte mi ha detto “io so quello che tu sai fare!”. Grazie alla sua pazienza ho messo le prime piume. Lui mi ha spinto con forza e ho spiccato il primo volo. Ora vado a “tutta canna”!
Sempre più bello. Navigare, navigare. Respirare. Scoprire nuovi mondi e scoprirsi sempre nuovi.
“L’aeroplano, è lui che rende accessibile il cielo. Si può osservarlo solo fino a che non se ne è sazi, ma quando si può partecipare, quando si può volare attraverso i castelli di nuvole di giorno e viaggiare da una stella all’altra di notte, allora si può guardare con l’occhio di chi sa e non c’è bisogno di immaginarsi che cosa voglia dire muoversi fra quei castelli e tra quelle stelle” (R. BACH, Biplano, Rizzoli 1974, 33)
Certo la segreteria dell’Aeroclub l’ho messa a dura prova!!! Meno male che le pazientissime signore Lia e Noemi mi hanno assecondato sempre malgrado il mio stile di vita non sempre programmabile, anzi meno. Fanno un lavoro non da poco, impazziscono dietro le prenotazioni e non solo. Ma va sempre tutto molto bene!
Condivido i miei voli con istruttori bravissimi che non finirò mai di ringraziare. Anzi, non bravissimi, di più: Ivano SCOLTI, Giovanni TOMBOLINI, Pierangelo BALDASSARRE!
Mi prende in consegna Cristiano ADDANTE a continuare l’addestramento: pilota istruttore di grande esperienza. Posso assicurare che con lui ci si diverte, diciamo parecchio! Me lo dice spesso:”Non ci dobbiamo accontentare del mediocre, dobbiamo puntare sempre al massimo!”. Un puntare duro con lui, che mi ha portato molto convinto al giorno dell’esame. Dimenticare la sua voce nelle orecchie, impossibile. È una check list silenziosa e permanente!
7 agosto 2014, san Gaetano. Esame.
Notte in bianco.
Esaminatore: Comandante Marcello RUSSO.
Aeroplano: TAMPICO TB9
Marche: IIAGR
AIRBORN:12.00
ATTERRAGGIO: 14.05
Navigazione LIBD-LIBD via LIBG
A distanza di poche ore sono ancora incredulo. Una felicità che non si può descrivere. Rimango senza fiato.
Con il cuore stracolmo di gratitudine per tutti coloro che in questo viaggio mi hanno aiutato, giorno dopo giorno, a crederci!
Un ultimo ringraziamento a Cristian e Claudio: miei compagni di ala. Mi hanno incoraggiato, spronato, fatto decollare!!! Quanto mi sono stati accanto… Quanto hanno fatto per me! La loro passione è stata la mia forza per non tornare indietro nei momenti più duri e difficili dell’addestramento, perché in volo un amico vale di più!
Per non parlare, dulcis in fundo, delle famiglie, degli anziani, dei giovani, dei bambini, degli amici, della Parrocchia e non, che mi hanno sostenuto in tanti modi, facendo un tifo fortissimo per me. Da loro mi sono sempre sentito incoraggiato a proseguire.
Tutto questo mi ha insegnato a non porre mai limiti alla speranza e che la bestemmia più grande che si possa pronunciare è “ORMAI” e il pentimento più grande: ”AH SE L’AVESSI FATTO PRIMA!”
MAI DIRE ORMAI!
“Ormai sono diventato vecchio, ormai non ho più speranze, ormai sono malato, ormai ho fallito, ormai è tardi, ormai sono solo, ormai non c’è più nulla da fare, ormai non ce la posso fare più…”
MAI DIRE ORMAI! Non possiamo accontentarci di vivere delle nostre presunte certezze! Non potremo mai sapere appieno chi siamo!
In una delle sue lettere Fëdor Dostoevskij scrive:
“L’uomo è un mistero. Un mistero che bisogna risolvere, e se trascorrerai tutta la vita cercando di risolverlo, non dire che hai perso tempo; io studio questo mistero perché voglio essere un uomo” (Fëdor Dostoevskij, Lettere sulla creatività, Ed. Feltrinelli). Non dobbiamo mai dare nulla per scontato, e non dobbiamo mai darci per scontati, altrimenti ci svendiamo. Siamo un mistero in divenire. Siamo un mistero movimentato.
La speranza mette le ali alla vita e la trasforma in vitALItà! Senza la speranza si vive sì, ma la gioia di vivere non decolla! Senza la speranza di sopravvive, ma nella speranza si vivesopra.
“quanti sperano nel Signore riacquistano forza,
mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi,
camminano senza stancarsi” (Isaia 40,31)
Chi spera nel Signore mette le ali e vola sopra la disperazione di un mondo che continua a credere più alla morte che alla nascita, vola verso un orizzonte infinito che non può mai finire così!
Perché come si legge in un passo di quel bellissimo compendio medievale di spiritualità, “Chi ama vola” (L’imitazione di Cristo, III.5).
Anche la morte che sembra l’ultimo baluardo del respiro, per la potenza di Dio, diventa una nuova nascita all’aria, con un orario preciso, una destinazione precisa, una rotta infinita.
Ed è bello sapere che nella vita ci sarà sempre un AIRBORN, perché questo significa che non smetteremo mai di volare.
P.S.: Se hai 10 minuti di testa libera, rilassati e, senza allacciare le cinture, goditi questo video… Enjoy your life!
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