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Amore e Cenere

14 Febbraio 2018

Mercoledì delle Ceneri

14 febbraio 2018

Amore e Cenere

Per una bella concomitanza di eventi oggi il Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, ricade il 14 febbraio, giorno della memoria del Santo protettore di tutti gli innamorati, San Valentino.

Pertanto non è male chiedersi:

che c’entrano gli innamorati con la penitenza? C’è un nesso tra Amore e cenere?

Amore e cenere suona bene come il titolo di una bella storia tratta dalla mitologia greca, tipo quello di Orfeo ed Euridice nelle Metamorfosi di Ovidio.

Partiamo da un presupposto che ci accomuna: tutti amiamo e tutti siamo fatti di cenere.

Come scriveva Agostino:

“Nemo est qui non amet, sed queritur quid amet” (Non c’è nessuno che non ami, al massimo ci si chiede che cosa ami) Discorsi, XXXIV.

Quindi cenere e amore sono le sostanze integrate dell’uomo.

Nel libro della Genesi, la creazione dell’uomo e della donna avviene dalla plasmazione della polvere della terra, in ebraico appunto, adamà. Per cui il sostantivo “uomo”, Adàm, prende il significato di colui che è tratto dalla terra, colui che è generato dalla terra, addirittura formato di terra.

La terra, però, in se è morta. Perché acquisti vita è necessario che il Creatore insuffli in questa mescolanza polverosa lo Spirito Santo della vita, il Vivificatore, in ebraico la Ruhà, in greco, lo Spirito zoopoietico,  ZΩOΠOIHTIKOΣ.

Senza questo Spirito, l’uomo resterebbe terra morta. Inabitato dallo Spirito diventa essere vivente.

Ma non basta ancora. L’essere vivente da solo, non è ancora uomo. È un essere, vivente si, ma solamente essere.

18E il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda” (Gen 2,18)

Ecco la donna. Perché solo la relazione è capace di trasformare la terra in una persona, da per-sonare, cioè proprio per usare una parafrasi eccezionale, un uomo capace di cantare canzoni d’amore.

Lo Spirito lega la cenere all’amore.

Senza lo Spirito l’uomo resterebbe a terra e l’amore diventerebbe un sentimento etereo, e volerebbe via.

L’uomo senza lo Spirito non è capace di amare, perché lontano da Dio il suo cuore inaridisce.

Bellissimo questo brano tratto dal libro della Sapienza

Sap 15,10-11

10Cenere è il suo cuore,

la sua speranza più vile della terra,

la sua vita più spregevole del fango,

11perché disconosce colui che lo ha plasmato,

colui che gli inspirò un’anima attiva

e gli infuse uno spirito vitale.

 

Senza lo Spirito il cuore dell’uomo va in cenere e non riesce ad amare. Forse riuscirà a provare scernimenti, ma non l’amore.

Magari potrà anche istaurare relazioni con altre persone, potrà fare del bene, potrà vivere di passioni, potrà fare dialoghi di grande profondità, potrà avere relazioni sessuali, potrà fidanzarsi, potrà anche sposarsi… ma l’uomo mai sarà capace di amore senza lo Spirito.

Abramo quando, in Gen 18, prega il Signore che risparmi il suo popolo, sentendosi dinanzi a Dio indegno, così si descrive:

27Abramo riprese e disse: “Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: 28forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?”. Rispose: “Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque”

L’uomo senza amore è solo polvere e cenere, ridotto alla terra, acardiaco.

L’amore di sola carne, è un sentimento contingente, che dura quanto dura la carne. L’amore di sola carne si consuma in cenere, ha un una durata limitata nel tempo. Di fatti il modo peggiore di intendere una relazione sessuale è sintetizzato nel verbo “consumare”, che esprime bene l’idea del “mordi e fuggi”, del non duraturo, del temporaneo, dell’improvviso, a tratti anche dell’occasionale.

È quella passione che si può ben descrivere nel modo di dire “bacco, tabacco e venere, riducono l’uomo in cenere”. È quel fuoco che si appicca nelle fascine secche, sviluppando una fiamma enorme, ma poi perde subito il suo vigore, mancando della sostanza del tronco. È soltanto un fuoco di paglia. È un fuoco di cenere. Alcune passioni esplodono in maniera inaspettata, a volte senza volerlo, ma poi, a conti fatti, portano all’incenerimento della vita che diventa grigia come la cenere, alla cremazione del cuore. Mai fidarsi delle passioni improvvise, sono terribili e terrificanti, cioè ti fanno tornare alla terra. Può essere un oggetto, un uomo, una donna, una situazione, una scelta. Tutto può accendere un fuoco che, se non ha sostanza, brucia e lascia ustioni permanenti.

 

L’amore alimentato dallo Spirito Santo, invece, brucia, accende, arde, ma non si consuma mai.

In Esodo 3 è narrato l’episodio dell’incontro tra Mosè e il Signore, mentre stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero.

2L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”

Ecco come Dio si rivela per la prima volta a Mosè: un fuoco che brucia e non si consuma, un fuoco che non si spegne mai, una fiamma che non si smorza mai, una legna che mai si riduce in cenere. Quel Dio che Giovanni nella sua prima Lettera chiamerà amore: “Dio è amore” (1Gv 4,8), un amore eterno che brucia senza ridursi in cenere.

Quell’amore che infiamma nel cuore di chi sa perdonare.

Perché il perdono è il permanente dell’amore.

 

Ho letto un bellissimo libro di Alessandro D’Avenia, “Ogni storia è una storia d’amore”, Mondadori, Milano 2017.

Ad un certo punto a pagina 234, l’Autore scrive così:

“Chi vuole sentirsi dire che l’amore non è solo bisogno, ma dono e sacrificio? Credo che in amore arrivi sempre il momento in cui sembra tutto assurdo, ci si convince di essersi sbagliati, non si riconosce più l’altro come la fonte di quell’incanto che ci aveva sedotto. È il momento in cui si diventa appunto “sordi” all’altro e alla sua presenza, e si vorrebbe quasi evitarlo, se non toglierlo di mezzo. Invece è proprio allora che bisogna impegnare la nostra libertà per lui, ascoltarlo con più attenzione e cercare di cogliere dove e quando abbiamo smesso di farlo.

L’amore non finisce, semplicemente cresce, e se non cresce torna indietro, regredisce.

Per crescere è chiamato ad approfondirsi, e si approfondisce sì tramite la conoscenza dell’amato, ma soprattutto grazie a quella di se stessi, in un circolo virtuoso in cui conoscenza e amore si alimentano a vicenda. […]

Questa tappa dell’amore è l’intuarsi, arrivare a conoscere il tu amato condividendone il dolore, i fallimento i difetti, la caduta: il limite.

[…] Per intuarsi bisogna sposare il tu dell’altro fino in fondo, solo così l’amore si sviluppa in tutte le sue potenzialità e si apre la via verso l’infuturarsi e l’insemprarsi.

Solo PERDONANDO all’altro il suo tu ferito, in ogni aspetto, l’amore può salvare.

Ho conosciuto coppie, amici, fratelli, che hanno reimparato ad amarsi solo dopo un grande dolore, altre invece proprio a causa di quel dolore si sono allontanate. Nel primo caso il dolore è servito a trovarsi su un altro piano, quello del noi che sconfigge persino la sofferenza, perché l’uno è impegnato a curare il dolore dell’altro, nel secondo invece ciascuno è rimasto sordo al dolore dell’altro e si è concentrato solo sul proprio”.

 

L’amore nello spirito è capace di tutto, senza consumarsi, perché non teme che la morte possa consumarlo. È capace di perdonare anche il suo peggior nemico, anche chi gli ha dato la morte, perché non c’è male e non c’è peccato che possa uccidere l’amore.

 

“Solo questo amore trasforma l’altro, solo questo amore vince la morte. Chi sa e può amare così è sempre libero, non si lascia ingabbiare da nessun odio o caduta, da nessuna ferita e/o fallimento.

Questo è l’amore che voglio, questo è l’amore con cui voglio amare.

Solo così posso guarire dal disamore che mi porto dentro” (cit., p. 237).

 

Allora bruciamo l’odio con il fuoco dell’amore, riduciamo in cenere ogni risentimento con il lanciafiamme del perdono, ricominciamo a vivere le storie interrotte dagli incendi violenti dell’ira.

Perché tutto si può spegnere, tranne l’amore.

7Le grandi acque non possono spegnere l’amore
né i fiumi travolgerlo.
(Cantico dei Cantici 8,7)

Solo così Amore e Cenere si incontreranno e la cenere, da residuo di morte, si trasformerà nella metafora più bella del concime dell’Amore eterno.

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