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“Dolcetto o scherzetto?”

22 Febbraio 2015

Parrocchia Santa Maria Assunta

Polignano a Mare, 31 ottobre 2013

 

“Dolcetto o scherzetto?”

 

E siamo giunti così al nostro sesto anno insieme! Abbiamo camminato tanto. Vissuto momenti belli e faticosi insieme. Una cosa è certa: questo si configura come un anno di cambiamenti per la nostra comunità. Abbiamo salutato il nostro carissimo Don Giancarlo, ringraziando il Signore per tutto il bene, l’amore, i sorrisi che ha saputo regalarci in questi anni meravigliosi. Non lo dimenticheremo mai ! Abbiamo accolto con grande gioia Don Vanni, un dono grande della divina Provvidenza per noi! In questi primi giorni abbiamo già sperimentato la sua presenza in mezzo a noi, la sua estrema disponibilità, la sua grande simpatia e di questo non possiamo che ringraziare il Signore. Con lui iniziamo questo nuovo anno pastorale.

 

  1. L’antefatto.

Ricordo come fosse ieri quel 31 ottobre 2008. La processione della Messa di inizio del mandato partiva dalla Chiesa del Purgatorio per attraversare Piazza V. Emanuele ed entrare in Matrice . Il quel tratto di strada verso la Parrocchia, mentre nella mente percorrevo i momenti salienti della mia vita e nel mio cuore provavo la grande emozione di un nuovo incontro con una nuova comunità, fui distratto dalla voce squillante di due ragazzini che senza mezzi termini mi facevano una proposta: “DOLCETTO O SCHERZETTO?”. Dentro di me pensai: “Ma come si fa? Noi stiamo per celebrare la Messa di tutti i Santi e questi girano per la piazza come se niente fosse!”. La cosa mi dispiacque tanto , ma non ci pensai più.

Sta di fatto che ogni anno, ogni volta che celebro questa Messa, mi ricordo di questo episodio , tanto che quest’anno ho deciso di riflettere insieme a voi proprio sul senso della nostra vita cristiana. È dolcetto o scherzetto?

 

  1. La premessa.

Viviamo spesso la nostra vita di fede come una semplice manifestazione esteriore o meglio una formale appartenenza ad un gruppo identificato come la Chiesa. Di fatti, diciamo “Devo andare in Chiesa” oppure “Io sono un uomo di Chiesa”. Partecipiamo alla Messa la Domenica, magari preghiamo anche tanto a casa. Ma questo basta per definirci realmente cristiani? Fare tante cose sante ci rende santi? Andiamo a Messa perché sentiamo il desiderio irrefrenabile di incontrare Gesù oppure per sentirci a posto con la nostra coscienza o per vidimare le credenziali settimanali della nostra vita di fede?

No. Non basta sentirsi a posto, non basta nemmeno occupare un posto nella chiesa. C’è bisogno di una vita spirituale che ci renda consapevoli di quello che facciamo. Siamo cristiani senza sapere chi siamo; tentiamo di vivere il cristianesimo senza sapere esattamente cosa comporti questa scelta. Siamo cristiani disincantati che ignorano quanto il Maestro ci ha insegnato e cioè che la scelta di seguirlo porta decisamente alla morte! Non ci pensiamo, ma Gesù ce lo ha detto chiaramente! Se quando usciamo dalla Chiesa diciamo semplicemente: “Che bella Messa ho ascoltato!”, “Che bei canti!”, “Che bella l’omelia di oggi”, forse abbiamo tralasciato qualcosina.

Ci siamo dimenticati che abbiamo partecipato al dramma della crocifissione, della morte della sepoltura di Gesù, del suo fallimento, della sua angoscia! E di come tutto questo sangue versato si sia trasformato per noi in fonte di vita e di resurrezione! Forse perché proprio nel momento apice della celebrazione, la consacrazione, siamo sempre più distratti: quando va bene ci organizziamo la vita, pensiamo a cosa dobbiamo fare dopo la Messa, a che punto starà la cottura del pranzo; quando va male parliamo con disinvoltura con il vicino! Dovremmo essere tutti in ginocchio (almeno per chi se lo può permettere) per adorare un Dio che per noi sta versando sangue e ci chiede di fare la stessa cosa con i nostri fratelli e sorelle.

Altro che bella Messa! La Messa dovrebbe toglierci il fiato, dovrebbe interrogarci cosi tanto da metterci in crisi ogni giorno; dovrebbe farci pensare a quanta poca strada abbiamo fatto con il Signore, a quante volte lo abbiamo tradito!

Apro una parentesi. Il Comandante Giovanni Masi, ogni volta che atterriamo dopo un volo insieme , mi fa sempre questa domanda: “Come ti senti?” E io gli rispondo “Bene, è stato davvero un bel volo!”. Lui a questa risposta si spazientisce: “Alla fine di ogni volo ti devi sentire male! Devi scendere dall’aeroplano stanco, sudato come una spugna e col mal di testa. Questo significa che sei stato attento e non ti sei mai distratto. Altrimenti ti sei solo fatto una passeggiata pericolosa!”.

Questo vale anche per noi. Dobbiamo uscire dal portone della Chiesa sudati, contraddetti, lavorati dallo Spirito, interrogati dalla sua parola, ma sempre pronti a riprendere il volo, a riprendere il cammino della fede.

Non ci può bastare essere cristiani : dobbiamo capire che cosa Cristo ci chiede ogni giorno nella sua volontà, fino ad essere pronti a dare la nostra stessa vita per Lui.

 

  1. La fede non è uno scherzo.

Il cristianesimo non è un dolcetto che edulcora le nostre giornate, nè tanto meno uno scherzetto che confonde le idee dei semplici. La fede è una relazione vera e profonda con il Signore risorto che ci chiede di fidarci solo di Lui e di abbandonarci al suo amore. Molti vivono la fede come uno “scherzetto”. Dicono di credere, ma non hanno fiducia che Dio può cambiare la loro storia e non si fidano della sua parola. Sono i cristiani del “Dio esiste, ma la vita è mia e me la gestisco io!”. I cristiani della domenica, non della resurrezione! Quei cristiani che limitano l’esperienza di fede al tempo determinato di una preghiera per assolvere ad una pratica religiosa. Seguire Gesù non è uno scherzo! Significa fidarsi solo di Lui, della sua potenza, della sua forza, dell’energia che solo Lui può dare. Significa rinunciare a tutto ciò che nella nostra vita rappresenta un’immagine alternativa di Dio, che mi regala il “dolcetto” delle certezze che mi aiutano a vivere meglio.

“Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza” (Lc 16,13)

Nessuno di noi potrà mai dirsi veramente cristiano se vive con due piedi in una scarpa.

Io dico spesso che siamo cristiani double-face, come quei vestiti che si possono indossare in un verso o nell’altro a seconda di come ci piace.

Così adoriamo Dio in chiesa come nostro unico Signore e Salvatore e fuori recitiamo le beatitudini del mondo:

“Beato me che ho un po’ di soldi in banca!

Beato me che posso arrivare a fine mese!

Beato me che ho una buona salute!

Beato me che sto bene!”

Le beatitudini del mondo danno al danaro, alla ricchezza, al benessere fisico o materiale il volto di un dio che ci fa stare bene , perché ci fornisce le nostre sicurezze quotidiane.

Sì , l’uomo di oggi, come quello di ieri, vive in funzione delle sue sicurezze. Senza certezze si sente vuoto e riempie questa mancanza con tutto ciò che gli dà sostegno e garanzie affettive: alcol, droga, sesso, gioco. Quante famiglie ho visto sgretolarsi davanti ai miei occhi , perché il papà voleva regalare sicurezza ai suoi cari giocando ogni giorno a carte, al lotto, alle macchinette, acquistando freneticamente “Gratta e vinci”. Il gioco, come tutte le dipendenze, ci rende schiavi, ci logora, ci spoglia della nostra dignità, ci rovina! Quello che ci sembra una buona strada per la speranza di un futuro migliore, in realtà diventa una chimera che ci imbriglia e ci soffoca perché ci chiede sempre di più, stritolandoci in un vortice letale. MAI GIOCARE PER SOLDI!!! MAI PENSARE CHE LA SICUREZZA DERIVI DALLA FORTUNA! La vita non è un gioco!!! Mettiamocelo bene in mente!!!

 

  1. Gli idoli nella Sacra Scrittura

Le immagini alternative di Dio, quelle che ci danno pseudo-sicurezze, nella Bibbia vengono chiamate “idoli”. Questo termine deriva dal greco eidolon , a sua volta derivato dal verbo idein che significa “vedere”. L’idolo sarebbe, quindi, una realtà materiale che concretizza una certezza: “Dio esiste perché lo posso vedere”. Nella traduzione greca dell’Antico Testamento (LXX) tantissimi termini ebraici vengono tradotti con questa parola.

Alcuni sono termini denigratori come abominio, vergogna, infamia, escrementi! Altri sono termini che designano l’inconsistenza e l’inefficacia degli idoli: soffio, vapore, nullità, falsità inganno, vanità, menzogna, “nondio” . Oppure termini che identificano le divinità con le loro immagini, qualificandole come materia morta: immagine intagliata, immagine di metallo fuso, demoni, spiriti con sembianze di capre.

L’analisi di questo vocabolario ci dice chiaramente come l’idolatria sia una forma di affidamento ad un dio immanente, terreno, realizzato da mani d’uomo, ma che in realtà è materia morta utile soltanto ad iniettare flebili sensazioni di sicurezza. Qui c’è più del dubbio di Tommaso “se non tocco non credo”, ma “Dio esiste solo se lo tocco!”

Anche noi, nella cappella del presepe della nostra Chiesa, possediamo l’ultimo resto del tempio pagano dedicato alla musa Polimnia, costruito da Caio Mario nel 104 a.C., sui cui resti venne fondata la cattedrale. E’ una pietra di forma rettangolare che gli architetti decisero di mettere come soglia di ingresso della prima chiesa, cosicché chiunque vi entrasse avrebbe dovuto calpestarla. Di fatti su di essa c’è l’ iscrizione: “Idolo fui, or son porta, ma ‘l dico il vero sono pietra morta”. La nostra stessa storia ci insegna che per entrare nel mistero di Dio bisogna prima calpestare gli idoli che ci fabbrichiamo con le nostre mani.

Luciano Manicardi scrive che “l’idolatria è il contrappunto problematico e oscuro della rivelazione luminosa del Dio uno”.

Non dimentichiamo una realtà fondamentale: in Genesi sta scritto che “Dio formò l’uomo a SUA immagine…” (1,27). Di conseguenza non siamo autorizzati a farci un dio a NOSTRA immagine, né materiale, né mentale, ma ci è richiesto di ascoltare la sua Parola, per sapere cosa Dio ci dice e vuole da noi.

Ma allora possiamo farci delle immagini, delle statue che ci “aiutino” a pensare a Lui?

Gli Atti degli apostoli riportano che “…non dobbiamo credere che la divinità sia simile ad oro, argento o a pietra scolpita dall’arte o dall’immaginazione umana” (Atti 17,29)

E il libro di Isaia, che si scaglia ferocemente contro gli idoli, ci pone la domanda cruciale:

“A chi vorreste assomigliare Dio? E con quale immagine lo rappresentereste? Un artista fonde l’idolo, l’orafo lo ricopre d’oro e vi salda delle catenelle d’argento… A chi dunque mi vorreste assomigliare, perché io gli sia pari?”(Isaia 40,18-26 Cfr. 41,4-7 e 24; 44, 6-20).

Dio non vuole essere rappresentato, data l’impossibilità di immaginarlo o paragonarlo a qualcosa e VIETA, in maniera categorica, che vengano fatte immagini di altre cose per farne oggetto di culto.

Il Signore è un Dio “geloso”: la nostra adorazione deve essere rivolta solo a Lui.

“Non ti fare scultura alcuna, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli e nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servire loro, perché io, l’Eterno, il Dio tuo, sono un Dio geloso.” (Esodo 20,2-5; Deuteronomio 4,15-19)

Anzi il Deuteronomio aggiunge che sono proprio gli idoli che muovono a gelosia il cuore di Sposo di Dio nei confronti della suo popolo-sposa, perché lei lo tradisce con ciò che non è Lui, un “nondio”

“Essi mi hanno mosso a gelosia con ciò che non è Dio, mi hanno irritato coi loro idoli vani” (Deuteronomio 32,21 cfr. Geremia 7,18).

E il libro del Levitico continua:

“Non vi farete idoli, non vi eleverete immagini scolpite, nè statue e non collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure, per prostrarvi davanti ad essa, poiché io sono il Signore, il Dio vostro.” (Levitico 26,1)

 

Anche il 2° comandamento proibisce l’uso di immagini:

“Non ti fare scultura alcuna, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose, non servire loro, perché io il Signore, il Dio tuo, sono un Dio geloso”

(Esodo 20,4)

Il famoso Salmo 115, poi, condanna gli idoli, tacciandoli di essere sculture inanimate, che hanno bocca ma non parlano, cioè non comunicano nulla all’uomo : sono solo pezzi di materiale morto.

“I loro idoli sono argento e oro, opera di mano d’uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non odono, hanno naso e non odorano, hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano , la loro gola non rende alcun suono.” (Salmo 115,4-9; 135,15)

E ancora possiamo leggere cosa dice a proposito il profeta Geremia:

“I costumi dei popoli sono vanità……. si taglia un albero della foresta e le mani dell’operaio lo lavorano con l’ascia, lo si adorna d’argento e d’oro, lo si fissa con chiodi e martelli perché non si muova. Codesti dei sono come pali in un orto di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli perché non possono camminare. Non li temete! Perché non possono fare alcun male, e non è in loro potere di fare del bene” (Geremia 10,2-11).

 

Per l’antico Israele la proibizione era totale, severa, incontestabile. L’appartenenza al popolo di Dio lo doveva differenziare dagli altri popoli e dai loro usi.

Facciamo dunque nostra l’esortazione di Paolo:

“Perciò cari miei, fuggite l’idolatria!” (I Corinti 10,14)

e quella dell’apostolo Giovanni:

“Figlioletti, guardatevi dagli idoli.” (I Giovanni 5,21)

 

  1. Quindi noi sbagliamo a venerare le nostre statue? Le nostre Reliquie?

Un po’ di storia.

Nell’anno 730, l’imperatore d’Oriente Leone III Isaurico proibisce il culto delle immagini cioè l’utilizzo delle famose Icone, che era allora diffuso in tutto il mondo cristiano. Questa proibizione imperiale, emanata dall’autorità politica, scatena una terribile devastazione, che porta alla distruzione di preziosissime icone, di magnifiche opere d’arte, che furono insensatamente distrutte, con un odio particolarmente feroce. 
L’autorità religiosa, il Patriarca di Costantinopoli, Germano, si oppone a questa misura imperiale, ma viene destituito e i difensori delle immagini sacre vengono duramente perseguitati. La persecuzione dura anche sotto gli imperatori che succedettero a Leone III. 
Finalmente nell’anno 787 viene convocato a Nicea un Concilio ecumenico che sancisce l’assoluta liceità di rappresentare per immagini la figura di Gesù, di Maria Sua Madre, degli Angeli e dei santi. 
Il secondo Concilio di Nicea spiegava che, attraverso le immagini, chi le contempla viene invitato ad imitare i personaggi rappresentati: Gesù, Maria, gli Angeli e i Santi.

Quindi, le immagini sacre sono uno strumento che deve aiutare il cristiano ad imitare coloro che vi sono rappresentati. 
E non solo: le immagini sacre servono anche per decorare i luoghi dove si celebra il culto e servono –questo accadeva soprattutto in epoche passate – a migliorare la conoscenza di episodi biblici, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento (le famose catechesi visive).

Se leggiamo bene tutti i passi della Sacra Scrittura che proibiscono la costruzione di statue e di immagini, ci accorgeremo che la Bibbia condanna solo e sempre la raffigurazione e l’adorazione delle immagini e delle divinità pagane, ossia degli idoli, in contrasto con l’adorazione dell’unico vero Dio.

Proprio la Bibbia insegna che Dio non proibisce, sempre, per qualunque ragione, di costruire immagini. Anzi, nella Bibbia si legge che Dio ha addirittura ordinato di costruire immagini e statue. 
Restiamo nel libro dell’Esodo. Leggiamo, al capitolo 37, che Mosé, convocò “tutti gli uomini di ingegno” – e la Bibbia ci dice che questi uomini di ingegno, questi artisti “il Signore [li] aveva dotati di saggezza e di intelligenza, perché fossero in grado di eseguire i lavori della costruzione del santuario, fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato” (36,1). 
Bene: che cosa aveva ordinato il Signore?

Aveva ordinato di adornare con statue e immagini l’Arca dell’Alleanza. Il libro dell’Esodo ci svela un preciso, chiarissimo comando del Signore. È Jahvè che parla e ordina: “Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa’ un cherubino ad una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio” (Es. 25,18-21) 
Ma allora, come si può vedere molto bene da questo brano, il Signore ordina di scolpire e fare statue di cherubini, cioè di angeli, per adornare i luoghi di culto. Vedete bene che quando non c’è il pericolo di idolatria, costruire statue per il culto corrisponde alla volontà di Dio.

 

Lo stesso discorso vale per la venerazione delle Reliquie dei Santi , che tanto clamore spesso suscita nella mente di tanti dissidenti.

Non mancano i documenti : il primo che la storia ci ha tramandato ricorda il “giorno del martirio” di San Policarpo, che fu martirizzato il 23 febbraio dell’anno 155 a Smirne, nell’odierna Turchia. 
Questo documento è stato scritto probabilmente nell’anno 177 dalla Comunità di Smirne e si intitola “Martirio di San Policarpo“. E’ un documento che chiarisce bene la distinzione tra la adorazione da tributare a Cristo, perché è Dio, e la venerazione da tributare ai martiri, perché sono stati discepoli e imitatori di Cristo.

Leggiamo: “Noi adoriamo lui [il Cristo] perché è Figlio di Dio, i martiri invece li amiamo come discepoli e imitatori del Signore (…). Pertanto il centurione, visto l’accanimento dei Giudei nella contesa, fece portare in mezzo il corpo e lo fece bruciare secondo costume pagano. Così non solo più tardi potemmo raccogliere le sue ossa, più preziose delle gemme più insigni e più stimabili dell’oro, e le collocammo in luogo conveniente. Quivi per quanto ci sarà possibile, ci raduneremo con gioia e allegrezza, per celebrare, con l’aiuto del Signore, il giorno natalizio del suo martirio, per rievocare la memoria di coloro che hanno combattuto prima di noi, e per tenere esercitati e pronti quelli che dovranno affrontare la lotta” (Dal martirio di San Policarpo, cc. 17 e 18). 
Da questo prezioso e antichissimo documento appare chiaramente che nei primissimi tempi – siamo poco dopo la metà del secondo secolo – i cristiani veneravano i martiri e i santi, raccoglievano e custodivano le loro reliquie. Proprio come facciamo oggi noi cattolici. 
I cristiani dei primi tempi raccoglievano, con religiosa pietà, quando era possibile, le sacre spoglie dei martiri per seppellirle onoratamente, e poi celebravano il dìes natalis, cioè il giorno del martirio, con la Messa.

Quindi possiamo e dobbiamo venerare le Reliquie e le statue dei Santi , purché per noi non siano un fine, ma un mezzo, un metodo per arrivare a Dio; purché non ci fermiamo alla mera materia o addirittura al cadavere, ma entriamo in contatto con Colui per il quale essi stessi hanno dato la vita.

Mi fanno pensare spesso quelle mamme che hanno i figli lontani e che ogni giorno annusano i loro indumenti per sentirne il profumo… Non si tratta di atti di feticismo, ma di un affetto così forte che si nutre anche di profumi in grado di accorciare le distanze e impregnare la vita di presenze!

 

  1. I nostri idoli.

 

7.1 Amuleti e talismani

Sembra innocuo, oggigiorno, indossare un portafortuna: corni, cornetti, forbici, coccinelle, ferri di cavallo o altro… Ma assolutamente non lo è! Perché la domanda di fondo è sempre quella: TU DI CHI TI FIDI?

Se ti fidi di Dio, solo Dio basta! Tutti gli amuleti allontanano la benedizione di Dio , perché altro non sono che idoli in cui confidiamo per ricevere sicurezze! O credi in Dio o credi negli amuleti! Quanti vengono in chiesa con un corno appeso al collo! Questo è puro sincretismo religioso : non si può servire Dio e gli idoli che non sono Dio! La vita di fede comporta una scelta esclusiva per Dio. Toglili, buttali, bruciali, liberatene anche se sono regali cari dei tuoi genitori! La salvezza non ha prezzo!

D’altronde nel secondo libro dei Maccabei al capitolo 12,39-43 è scritto chiaramente che la drammatica sconfitta del popolo è legata agli idoli che essi indossavano.

“Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia. Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. Perciò tutti, benedicendo l’operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione”.

 

7.2 La superstizione

E’ un altro grande idolo della nostra società. Non ci sono oggetti o cose che portano bene, perché solo Dio è il Bene.

Come si fa a venire in chiesa per segnare la data di un matrimonio con la pretesa di escludere tassativamente il martedì e il venerdì perché portano sfortuna ? Per non parlare del mese di novembre, che porta male perché è il mese dei morti! Assurdo… tu vuoi celebrare un matrimonio sacramento e credi nella sfortuna! Quando mai un morto ha portato sfortuna! Anzi al massimo porta bene , visto che nelle sale sposarsi a novembre costa la metà!

È INAUDITO che il giorno prima del matrimonio il vestito della sposa debba essere conservato in un’altra casa per scaramanzia! È inammissibile questa delirante commistione di fede, religiosità popolare e scaramanzia ! O CREDI IN DIO O CREDI CHE LA VICINA DI CASA TI POSSA SALVARE IL MATRIMONIO!!!

Apriamo gli occhi : sposarsi in Chiesa significa accogliere Dio ed escludere ogni altra forma di divinità!

La fortuna non esiste! Esiste la Provvidenza che è il costante pensiero di Dio che ha lo sguardo sempre rivolto a noi! SEMPRE! NON OGNI TANTO!

 

7.3 Gli oroscopi

Ci sono persone che non mettono il naso fuori di casa se non ascoltano l’oroscopo , che è in grado di determinare umori e stati d’animo della giornata! Il cristiano RIFIUTA OGNI FORMA DI PREVISIONE DEL FUTURO , PERCHE’ IL FUTURO APPARTIENE SOLO A DIO!!! Il nostro vero oroscopo è il Vangelo: lì è scritto tutto, anche l’aldilà. Non abbiamo bisogno di falsi profeti che rigurgitano sentenze sotto forma di anestetici della vita quotidiana!

Io , quando sento che comincia l’oroscopo , cambio canale della radio o la spengo o giro la pagina del giornale. L’oroscopo non lo si legge nemmeno per scherzo!

Per non parlare dei maghi e delle stregonerie di ogni genere , che altro non fanno che legare la vita dell’uomo al potere del male. MAI RIVOLGERSI AD UN MAGO, MAI!!!

Il cristiano crede SOLO in Dio ed è tranquillo perché sa che i suoi giorni sono nelle sue mani!

 

7.4 Halloween

 

È una festa che si celebra la sera/notte del 31 ottobre e si ricollega a tradizioni della cultura celtica e anglosassone. Il termine Halloween deriva da “All-Hallows’ Eve” che significa “Vigilia di Tutti i Santi”. Oggi, tuttavia, chi la celebra, anziché predisporre il proprio cuore a festeggiare i santi, eroi reali della storia, preferisce far festa ad un immaginario Jack o’ Lantern , rappresentato da una zucca vuota illuminata al suo interno, a fantasiosi fantasmi o folletti, a immaginari mostri, streghe , vampiri, all’occulto, al male. Halloween E’ UNA FESTA IMPORTATANTE PER I SATANISTI e corrisponde alla vigilia dell’anno nuovo secondo il “calendario delle streghe”.

Secondo una leggenda inglese questo Jack aveva stipulato un patto col diavolo: in cambio di un favore, il diavolo non l’avrebbe portato all’inferno. Quando morì, il patto fu mantenuto. Ma Jack, non accettato in paradiso a causa dei suoi peccati, vagò per il mondo senza pace, rischiarandosi la strada con un tizzone ardente dell’inferno in una zucca. Di fatto è bene sapere che LA ZUCCA VUOTA E’ SIMBOLO DI UN’ANIMA VAGANTE, CHE NON HA PACE! Non è un semplice complemento d’arredo! Attenzione! Negli USA la festa si chiama “notte del diavolo” e spesso questi festeggiamenti degenerano in atti di vandalismo (anche nella nostra Città).

Halloween è una CELEBRAZIONE, CAMUFFATA DA GIOCO, DEL NEMICO DI DIO!

Celebrare la festa di Halloween è come celebrare il ricordo di questo patto con il diavolo e il farlo per gioco non ci risparmia dalle sue conseguenze , spesso disastrose. “Eh , tanto si tratta di una festa ! Cosa sarà mai!? ”. E invece no! FESTEGGIARE HALLOWEEN E’ PERICOLOSO! E’ pericoloso per chi festeggia, ma soprattutto per chi queste feste le organizza, magari inconsapevole di fare la volontà di Satana, il “nondio”.

Attenzione! Il diavolo esiste eccome! Non facciamoci imbrogliare da alcuno! Il demonio sa sfruttare benissimo questa nostra ignoranza per trarci in inganno. Stiamo attenti a non cadere nella sua trappola, perché, se si beve un veleno “per gioco”, ci si avvelena veramente e si muore sul serio!

Nell’ultimo documento della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, “Religiosità alternativa, sette, spiritualismo”, edito da Libreria Editrice Vaticana, a pagina 38 i Vescovi cosi scrivono: “Il cristiano non può accettare tale festa, così come è proposta oggi, in quanto è legata strettamente ad atteggiamenti superstiziosi ed è contraria all’autentica vocazione cristiana , per la quale “tutti i fedeli d’ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, ad una santità, la cui perfezione è quella stessa del padre celeste” (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium,11). Il cristiano sa bene che la morte non ha l’ultima parola sulla vita e che la Chiesa nella “Festa dei Santi” e in quella seguente dei “Defunti” è chiamata a testimoniare la consapevolezza della vita che continua nella comunione dei Santi”.

Uniamoci, allora, e rieduchiamo le nuove generazioni al senso più vero della festa cristiana. Accompagniamoli in questo cammino, leggendo loro la vita dei Santi della Chiesa. Facciamo conoscere loro i veri EROI della storia, coloro che per tutta l’umanità hanno dato la vita! Anziché vestirli da cadaveri ambulanti, portiamoli al cimitero a trovare i parenti defunti. Educhiamoli al senso vero della vita eterna, perché non abbiano terrore della morte, perché non vivano la loro esistenza come zucche vuote, ma teste riempite di speranza, illuminate dalla luce dello Spirito e non dal lanternino bieco di una “festa” commerciale , dietro le cui sembianze si nasconde il demonio!

Gesù è la nostra vita, la nostra energia, la nostra forza!

E questo non è uno scherzetto!!

 

Polignano a Mare, 31 ottobre 2013

Sesto anno dall’inizio del ministero nella Parrocchia

 

 

don Gaetano

 

 

 

 

 

 

 

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