LA PREGHIERA E’ UNA MEDICINA
Oggi, come ogni primo venerdì del mese, ho fatto visita a tutti gli ammalati della Comunità per confessarli e portare loro il Corpo di Gesù.
Mi ha colpito molto questo particolare, tanto normale, semplice, tratto dal quotidiano, quanto sorprendentemente bello. Ho fatto una foto.
Un’anziana signora custodiva gelosamente tutti i sui libri di preghiere in una busta di una farmacia.
E mentre, prima della confessione, la signora, con tanta tenerezza, mi snocciolava l’elenco delle sue ultime malattie, Il mio sguardo veniva attratto da questo particolare non distante dalle sue stesse parole. La preghiera è l’unica vera medicina delle nostre sofferenze. Anche se il nostro corpo si va sfaldando sempre di più, la preghiera lo rinvigorisce. Basti pensare all’amato San Giovanni Paolo II che negli untimi istanti della sua vita sprigionava ancora vigore per era “un corpo trascinato da un’anima”. E’ così. La preghiera spinge, rinvigorisce, corrobora, e dando al cuore la certezza che Dio è in lui, rilassa anche il corpo. “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31).
Per Gianfranco Ravasi, non ci sono dubbi: la preghiera, in tutte le sue declinazioni, è una forma di guarigione dell’anima: «Se operiamo un confronto nella simbologia delle grandi culture e spiritualità, la rappresentazione della preghiera è legata a tre immagini documentate e ricorrenti. La preghiera come amore, come guarigione dal vuoto interiore, dalla solitudine, dal dolore tragico. Jean Pierre Jossua dice che questa preghiera è piantata nel mistero di vivere. In second’ordine, la preghiera come respiro, come segno della vitalità dell’anima perché è in essa che l’anima si apre a tutto ciò che è trascendente: Kierkegaard insegna. Terzo, la preghiera come lotta, secondo la tradizione biblica, come nell’episodio di Giacobbe al guado del fiume Jabbok. Qui la preghiera riacquisterebbe all’anima la sua capacità di contrastare tutto ciò che è negativo. Che poi è il tentativo dell’uomo di entrare nell’infinito e nell’eterno».
Addirittura Giorgio Lambertenghi Deliliers, medico ematologo, presidente della sezione milanese dell’Amci, Associazione nazionale medici cattolici italiani, afferma:
«Da tempo le riviste mediche internazionali offrono spazi sempre più ampi a studi sull’influenza della preghiera nella guarigione del paziente. Lo studio sulle reazioni fisiologiche e psicologiche dei pazienti dovute a varie pratiche spirituali come meditazione, preghiera dimostrerebbero che esiste una connessione tra alcuni sintomi di guarigione o di sostanziale miglioramento del paziente con queste pratiche. Ad esempio, la lettura della Bibbia o la recita del rosario favorirebbero il mantenimento della pressione bassa, fatto molto positivo per pazienti affetti da disturbi cardiaci. Oppure, soggetti operati all’anca troverebbero un certo sollievo nel recarsi a messa, migliorando la loro capacità motoria».
Ma esiste una dimostrazione prettamente scientifica di tutto questo, condivisibile da tutta la comunità degli studiosi? Lambertenghi sostiene di no, nel senso che «dire che la preghiera è la medicina del corpo è un’affermazione semplicistica. Noi come medici cattolici siamo certi che l’approfondimento della dimensione spirituale, da parte del paziente ma anche del medico, possa aiutare entrambi ad entrare in contatto, a porsi su un piano di fiducia e di sensibilità reciproca per dialogare sul senso religioso della malattia. Quello di cui siamo assolutamente certi, invece, è che la preghiera sia una farmaco per l’anima».
Quante volte nella sofferenza ricorriamo a panacee di speranza, ad inutili placebo che offrono illusorie possibilità di salvezza senza pensare che la guarigione è un dono di Dio. Quante volte abbiamo pensato che la preghiera non ha alcun effetto sulle tragedie delle nostra vita, ma che è soltanto una amara medicina che la chiesa ci prescrive per salvarci l’anima!
Il principio attivo della preghiera è lo Spirito Santo: è Lui e solo Lui che opera la guarigione. Non si paga, lo passa la MUTUA relazione di Gesù con ciascuno di noi.
Ma almeno, approfittiamone. Usiamolo. Prendiamolo.
Ciascuno di noi, come la nonnina di stamattina, dovrebbe portare sempre con se una bella busta piena di farmaci salvavita: le preghiere.
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