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Una sorpresa scandalosa

5 Luglio 2015

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B

 

“Ed era per loro motivo di scandalo”

Gesù fa ritorno a casa sua, Nazareth. Non si tratta di un periodo di relax, di una pausa per trascorrere un po’ di vacanza. Gesù non è solo. Porta con se i suoi discepoli: vuole presentare alla sua famiglia di origine, l’origine di una nuova Famiglia: la Chiesa. Gesù era cresciuto proprio lì, aveva respirato l’aria pura di quella città di cui conosceva ogni vicolo e probabilmente ogni strada conosceva i suoi passi, le sue corse indomite, la sue ginocchia. Era conosciuto come il figlio del falegname. Lavorava duro dalla mattina alla sera con suo papà Giuseppe.

Nessuno sconto per lui.

Gesù è cresciuto in una famiglia di pii israeliti che conoscevano molto bene la legge mosaica, di sani principi morali, appartenente al popolo eletto, alla casa di Israele.

Eppure si scandalizzano di lui, perché il primo scandalo nasce dal preconcetto di una conoscenza esaustiva dell’altro: “Lo conosco vecchio”, “È il figlio del falegname”, “L’ho visto crescere”, “So chi è”. La precomprensione è l’annullamento di ogni relazione! Il “tanto lo so come sei tu!” pregiudica ogni possibilità altra e annulla quella dimensione essenziale dell’alterità che è la sorpresa e la possibilità che l’altro, che pur conosco da tempo, possa sorprendermi ancora.

Per i nazareni, Gesù non può essere altro che un falegname, niente di più.

Per i nazareni la casa di Israele è riservata solo ad una ristretta cerchia elitaria di predestinati.

Gesù è la sorpresa di Dio. Spiazza tutti. Non rispetta i connotati, non si lascia imbrigliare dalle somiglianze familiari. Lui va oltre.

La sua Chiesa è una casa di Israele aperta. Scandalo!

Entra nelle case delle prostitute, dei ladri, mangia con loro. Scandalo!

Fa entrare nella sua casa il lebbroso e si lascia contagiare dalla sua richiesta di aiuto. Scandalo!

Non considera la dura legge della purità cultuale della donna emorroissa e, piuttosto che allontanarla, si lascia toccare dalla sua supplica. Scandalo!

Guarisce di sabato, contro ogni legge mosaica, perché la legge è la misericordia di Dio per l’uomo. Scandalo!

Quel tetto scoperchiato, dal quale gli calano il lettino del paralitico, è il segno di una casa aperta, scoperchiata al mistero sorprendente dello Spirito e non sigillata in ermetiche precomprensioni asettiche. Scandalo!

Scandaloso che tutto questo permanga ancora oggi nella vita di noi cristiani.

Che scandalo ogni volta che Gesù ci chiede di perdonare chi opera e pensa il male contro di noi!

Che scandalo quando il Signore ci chiede di partecipare ogni Domenica alla Eucarestia!

Che scandalo pensare che un pezzo di pane qualunque possa diventare il vero corpo di Cristo!

Che scandalo quando il vangelo ci chiede di accogliere lo straniero, l’emarginato, il povero!

E che scandalo grosso quello che san Paolo, oggi, nella seconda lettera ai Corìnzi (2Cor 12,7-10) ci presenta:

“Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo:

infatti quando sono debole, è allora che sono forte

Come può essere un compiacimento la debolezza, l’angoscia, gli oltraggi, la malattia, la persecuzione, la morte… scandaloso! Ma la sorpresa sta proprio qui: in Cristo e per la sua sola potenza, proprio nella debolezza si manifesta la sua forza.

Il tuo dolore, la tua angoscia, la tua debolezza non risponde al preconcetto del “Tanto ormai lo so che non si può fare più nulla”, ma alla promessa sorprendente che la grazia di Dio continua ancora a stupirti, ed è abbastanza!

«Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».

Una sorpresa scandalosa!

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